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Atleti e non dedicano le proprie vittorie ai nonni: il merito è anche loro

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sui nonni (o forse non era proprio cosi…)

All’ultimo censimento, luglio 2021, i nonni d’Italia erano 12 milioni; l’allungamento della vita li rende centrali nella geografia degli affetti di molti ventenni e trentenni, inclusi i protagonisti dello sport e dello spettacolo.

Paolo Crepet, psichiatra, sociologo, scrittore, in un’intervista al Corriere della Sera precisa dicendo che “siamo una Repubblica fondata sulle età e sulle diversità, le quali sono la nostra più grande ricchezza”.

Lorenzo Musetti è l’ultimo talento emergente del tennis italiano, ha 20 anni e al primo torneo importante della carriera, ad Amburgo, sceglie di dedicare quell’emozione che ricorderà per sempre a nonna Maria: “È nel suo scantinato che è cominciato tutto. C’era uno spazio ampio, dove da bambino non correvo il rischio di fare danni con racchetta e pallina. Il mio primo maestro è stato il muro di nonna: ho perso il conto delle ore che ho passato là sotto”.

Anche l’olimpiade più felice della nostra storia, quella di Tokyo, è stata tutta dedicata ai nonni dai nostri giovani ed eccezionali atleti!

Vincitore di una lunga serie di medaglie, Vito Dell’Acquila per la sua prima vittoria nella disciplina del taekwondo, fa una dedica speciale: “Mio nonno è mancato un mese fa —ci dice commosso —, mi mancheranno la sua pasta al forno, le polpette, la parmigiana e tutto ciò che di buono cucinava. Mi mancherà essere accompagnato a scuola, in palestra, dappertutto. Mi mancherà la sua mano pesante sulla mia spalla”.

Dietro il bronzo della judoka Odette Giuffrida c’è Renato che “qualsiasi medaglia avessi riportato a Roma l’avrebbe colorata d’oro”, seguita dal sollevatore di peso Mirko Zanni che ha subito telefonato a nonna Emidia e lei ha risposto con un complimento inaspettato: “Sei il nipote più bello di tutta l’Olimpiade!”.

Ed è a Peppino, 90 anni, che la palleggiatrice della Nazionale Alessia Orro ha portato l’oro dell’ultimo Europeo di volley. Il video del loro tenero incontro ha fatto il giro dei social: “Nonno è il mio specchio, la mia testardaggine è la sua. Quando cadiamo, ci rialziamo subito: dopo l’ictus l’ho trovato su una scala a raccogliere le olive…”.

E poi non possiamo non menzionare la nonna di Fedez, Luciana Violini, con un profilo Instagram da 187 mila follower. Per Fedez rappresenta un importante punto di riferimento. Quest’anno ha compiuto 91 anni e Fedez l’ha voluta sul red carpet di The Ferragnez, la serie su Prime. A lei non manca l’ironia: «Con la mia collega», ha scritto postando una foto con Chiara Ferragni.


Ma come si è sviluppata questa gratitudine trasversale tra quelle generazioni che una volta non avevano niente da dirsi? Fattori che influenzano questa comunicazione sono sicuramente la vita più lunga e anche la magia del capirsi, con un po’ di pazienza e una lingua speciale che si basa sul raccontare, a metà tra il passato, il dialetto, e il nuovo linguaggio dei nativi digitali.

Il nonno è l’esperienza, molto più del padre. È una figura fondamentale: i nonni sono la cultura dispiegata sotto i nostri occhi. I genitori sono troppo vicini, invece i loro genitori hanno la giusta distanza per insegnarci senza farcelo pesare.

Guardare una donna anziana che fa l’uncinetto, che prepara la sfoglia o gli gnocchi non è banale per un bambino. Mentre il nonno di solito ha un garage attrezzato che ti rimette a posto la bicicletta in un pomeriggio. E poi c’è la meraviglia dell’orto: generazioni unite da semina e raccolto. I nonni dispensano amore sotto forma di biscotti, paghette e consigli senza chiedere nulla in cambio.

Rispondere alle domande di un bambino, fare la Settimana Enigmistica insieme o una passeggiata in campagna, sono una terapia per l’anima. È una cura miracolosa e il segreto è saper staccare e dedicarsi al futuro, cioè i nipoti. Perché non c’è niente come la loro capacità d’esempio e racconto, la generosità nel condividere luoghi e ricordi. Se hai la fortuna di restare un’ora a pescare con un nonno, quella non è un’ora. È una vita.

“Questo forte avvicinamento ai nonni è un fenomeno tutto mediterraneo. Siamo un Paese per vecchi ma questo è un complimento” spiega Crepet. “Possiamo insegnare l’arte di essere anziani: dentro la vecchiaia risiedono le nostre radici più profonde”.

I nonni sono la nostra storia, la nostra identità e la complessità della nostra società. Se il passato è la fonte della storia, delle tradizioni, delle conoscenze e delle esperienze che oggi si stanno perdendo, i nonni sono il ponte che le collega e le fa giungere alla nostra comunità e a noi non resta che ascoltare e ringraziare.


Giornalista: Gaia Piccardi

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