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Benedetta Caiulo

Grazie alla riabilitazione cognitiva tutti possiamo rimanere giovani (o almeno il nostro cervello)



“Nuova miracolosa cura senza farmaci che offre risultati strabilianti!” avrei potuto dare questo titolo all’articolo. Ma sarebbe sembrata magia. Invece no, è una tipologia di cura più che reale e ha delle solide basi scientifiche. Si tratta della riabilitazione cognitiva: un trattamento non farmacologico che va a contrastare i sintomi dell’invecchiamento. Il suo fine è il recupero e il mantenimento delle abilità cognitive deficitarie e come lo si fa? Attraverso diverse tipologie di esercizi di memoria, di linguaggio, di attenzione, i quali vanno a stimolare l’attività cerebrale.


La plasticità neuronale è un fenomeno straordinario che avviene nel nostro cervello il quale, se opportunamente stimolato, aumenta le capacità funzionali mediante la neogenerazione di neuroni e l’aumento delle connessioni dendritiche interneuronali. Si tratta di processi sia curativi che preventivi: agendo sulle capacità anatomico-funzionali residue del cervello, oggi siamo in grado di contrastare e rallentare sia il deterioramento cognitivo relazionato all’età, sia quello dovuto a quadri patologici degenerativi. La stimolazione con finalità preventiva sta assumendo un ruolo sempre più importante. La Plasticità Neuronale può essere stimolata dallo studio di nuove lingue o strumenti musicali, da una corretta alimentazione, dall’esercizio fisico, da una vita attiva e relazionale, da giochi intellettivi, dall’utilizzo di specifici strumenti tecnologici e ovviamente programmi di potenziamento cognitivo.


Anche un alto grado di istruzione e occupazione ha un effetto preventivo sull’insorgenza di malattie neurodegenerative come la demenza, in quanto aumenta l’efficienza dei circuiti neuronali e la capacità del cervello di attivare al bisogno circuiti neuronali alternativi. Per quanto riguarda le demenze, non esiste purtroppo un trattamento farmacologico specifico: i farmaci contrastano i sintomi della patologia ma non intervengono sul progressivo decadimento delle funzioni cognitive. La riabilitazione cognitiva va a contrastare il decorso degenerativo grazie all’apprendimento di strategie compensatorie e allo sfruttamento delle abilità residue. Gli esercizi che si svolgono modificano il decorso della patologia ritardando la progressione degenerativa e la riduzione della propria autonomia; il secondo effetto è la riduzione di ansia, depressione e disinteresse che comporta la demenza. In Italia sono più di un milione le persone affette da demenza, tra queste 600 mila soffrono di Alzheimer e, con l’allungamento della vita e l’aumento della popolazione, questi numeri sono destinati ad aumentare (fonte ISS). È quindi semplice capire di quanta cura necessitino gli anziani, quanto dovrebbero essere stimolati e quanto dovrebbero mantenersi attivi.




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