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La dittatura della giovinezza in un paese sempre più vecchio

Viviamo in una società di vecchi che esiste, crea, e vive, nel culto della giovinezza. La società contemporanea, composta in larga parte di vecchi, è condizionata da un paradosso: abbiamo tutti la serena speranza e consapevolezza di invecchiare a lungo e di vivere molti più anni rispetto alle generazioni che ci hanno preceduti, allo stesso tempo però, siamo sprovvisti di una cultura della vecchiaia.

Nel nostro mondo è sempre più in aumento il numero di persone anziane e, allo stesso tempo, diminuisce il numero dei giovani. Oltre al progresso della medicina e all’innalzamento della qualità della vita, la causa va ricercata nella profonda crisi demografica: si fanno sempre meno figli, soprattutto nel “primo mondo”, anche se questo fenomeno si sta estendendo in ogni parte del pianeta.


Nonostante il mondo contemporaneo si stia preparando a diventare una società di vecchi, la nostra civiltà è pensata come società dei giovani e per i giovani. La struttura della società, la sua vita organizzata, i mass media, la logica dei processi produttivi ed informativi, lo sviluppo della tecnologia, ci dicono che il presente è completamente sottomesso alla «dittatura della giovinezza».

La cultura dominante e la mentalità corrente, fondate sull’autosufficienza e sul benessere, si sentono disturbate dalla vecchiaia, poiché mette in luce i segni della debolezza umana, non è più percepita come vita preziosa, ricca di storie e storia: gli anziani, in fondo, sono percepiti come un peso sociale ed economico, una zavorra per la famiglia e un tormento per sé stessi.