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La piattaforma digitale “e-memory care” diventa la palestra per la mente dei malati di Alzheimer

Il deficit cognitivo, la demenza senile e l'alzheimer, sono uno dei grandi problemi legati alla terza età. A tal proposito, nasce il progetto "eMemory Care", grazie a un'idea di Marianna Messina, studentessa di psicologia, e alla realizzazione da parte di un team di professionisti tra cui psicologi, cardiologi, neurologi, nutrizionisti, fisiatri, neuro-psicologi ed economisti.

Si tratta di una piattaforma digitale connessa a quattro app che consente di allenare la mente con esercizi di riabilitazione e stimolazione con l’obiettivo di contrastare il deterioramento delle facoltà cognitive, salvaguardare così il benessere psico-fisico dell’anziano cercando di evitare o ritardare l’utilizzo di cure farmacologiche e ricoveri ospedalieri o in RSA.

Gli esercizi che si trovano all’interno agiscono non solo sulla sfera conoscitiva, ma anche su quella affettiva, sociale, comportamentale e relazionale. Anche il percorso non è predefinito ma viene personalizzato per ciascun utente grazie alla somministrazione di immagini e concetti differenziati e mirati per la memoria di ciascuno. Con le nuove tecnologie si può semplificare il processo di memorizzazione da parte delle persone più anziane. Grazie a questa piattaforma diventa più semplice riconoscere e fissare volti, concetti, immagini della propria vita presente, ovvero quelli che più velocemente sfuggono. Quest’ultima può aiutare a perfezionare alcune competenze cognitive e a migliorare le condizioni di umore e comunicazione con gli altri.

La piattaforma può essere utilizzata da pazienti, familiari, medici, RSA, centri specializzati, farmacisti e istituti di ricerca. In collaborazione con il Consiglio Nazionale dell’Ordine Nazionale degli Psicologi sono partiti i primi corsi di formazione sulla piattaforma perché si prospetta che gli psicologi saranno i prescelti dai loro pazienti per utilizzare eMemory Care.

I pazienti affetti da demenze, a cui la piattaforma si rivolge, sono più di 4 milioni, tra cui 600 mila colpiti da alzheimer. Questa condizione porta a una progressiva compromissione delle funzioni conoscitive e all’impedimento di condurre una vita autonoma in casa propria. Preoccupano i dati e le previsioni delle autorità sanitarie internazionali: a livello globale il numero dei pazienti raddoppierà nel 2030 e triplicherà nel 2050 con 7,7 milioni di nuovi casi all’anno. Anche l’impatto economico sui sistemi sanitari sarà molto gravoso. Soprattutto nel nostro paese, composto da una popolazione così vecchia è necessario trovare e investire nella ricerca e nello sviluppo di progetti innovativi che possano rallentare questo fenomeno. Già attraverso il progetto eMemory Care si potranno recuperare preziosi Big Data sul deficit cognitivo che potranno essere di grande utilità per la ricerca clinica.



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